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l’Articolo originale lo trovate qui:
http://www.heliosmag.it/96/6/famiglie.html
di Simona Arcidiaco

Nel numero precedente della rivista abbiamo esposto alcune considerazioni teoriche sulla ricostituzione familiare. Tali riflessioni, nostre e di altri autori (italiani e stranieri), sono basate sulla diretta esperienza fornita da ricerche condotte dagli stessi. Le modalità di analisi proprie di questo ramo della psicologia, che si colloca a metà tra la psicologia sociale e la psicologia sistemico-relazionale, sono proprie infatti non della ricerca di laboratorio, bensì della ricerca sul campo, ciò significa che gli studi vengono svolti, nel caso specifico, con la collaborazione dei “ricostituiti”.
In particolare, il nostro lavoro-pilota è stato reso possibile dalla disponibilità di quindici famiglie ricostituite, le quali, dietro garanzia del rispetto dell’anonimato, hanno accettato l’incontro con il ricercatore. Il piano di ricerca prevedeva la somministrazione di alcuni test: la Scala dei Punti di Forza della Famiglia Ricostituita (riadattata da Duncan & Brown e da noi sottoposta ad analisi psicometrica), il Questionario Informativo (riadattato da Duberman e articolato in tre aree: area relativa agli aspetti socio-anagafici, area relativa alla relazione precedente e ai figli nati da essa, area relativa alle relazioni nella famiglia attuale), il Disegno dello Spazio Simbolico di Vita Familiare (Cigoli, 1992), test grafico-simbolico il quale prevede che su un foglio bianco con al centro un cerchio vuoto vengano collocate persone ritenute dal sogetto particolarmente significative.
I primi due strumenti sono stati utilizzati con il genitore affidatario e il nuovo partner, mentre al figlio nato dalla precedente relazione è stato chiesto di eseguire il test di Cigoli e di compilare la Scala di cui sopra. Quanto emerso ci ha portato a definire le famiglie che da noi incontrate famiglie ricostituite “riuscite”, dal momento che famiglie che sembrano essersi bene adattate alla ricostituzione. Infatti:
– tutte le coppie sono sposate, tranne una (quest’ultima è comunque ricostituita da appena 4 anni). La scelta matrimoniale può essere interpretata come un chiaro desiderio di assumersi la responsabilità, economica ed affettiva, della nuova famiglia;
– vi è tra i partner un buon accordo circa i diversi aspetti del vivere insieme (denaro, svago, educazione dei figli, religione, amici, ex-partner, figli nati da precedenti unioni, vita sessuale, politica); – nel 47% delle famiglie incontrate sono nati figli dall’unione attuale, a conferma dell’impegno preso nei confronti della famiglia e del generale benessere familiare;
– la maggior parte dei figli nati dalla precedente relazione frequenta regolarmente il genitore non convivente; lo stesso vale per il figli non conviventi. Nella maggior parte dei casi, gli incontri vengono concordati direttamente tra figli e genitori. In due casi vi è una condizione di affido congiunto (la patria potestà viene esercitata concordemente da entrambi i genitori);
– tutti i partner, tranne uno, percepiscono la famiglia attuale, in media, come socialmente accettata. Interessante che, nello specifico, alcuni di loro percepiscono un certo rifiuto da parte delle reciproche famiglie d’origine, come se i familiari del partner non avessero del tutto accolto la ricostituzione; – la percezione della composizione familiare indica che la coppia riconosce la complessità della propria famiglia e la necessità di mantenere confini elastici, consentendo l’andirivieni di tutti i membri coinvolti (Pasley et al., 1993);
– la maggior parte dei partner (80%) considera la ricostituzione un’esperienza positiva. Va sottolineato che ben il 57% dei soggetti ha un atteggiamento riflessivo nei confronti della ricostituzione: ognuno di essi elenca alcune difficoltà cui si può andare incontro, ad esmpio di natura economica, oppure legate alla complessità strutturale del nuovo sistema familiare; non per questo però l’ “impresa” ricostituzione non vale la pena di essere affrontata (Visher & Visher, 1990).
Le analisi psicometriche (analisi fattoriale, analisi della varianza) eseguite sulla Scala dei Punti di Forza della Famiglia Ricostituita evidenziano fattori in linea con quanto rilevato dalla letteratura che si è occupata del buon funzionamento della famiglia ricostituita: senso di appartenenza alla famiglia attuale, atteggiamento verso la ricostituzione, integrazione tra membri acquisiti e non, comprensione reciproca, sostegno esterno (Pasley et al., 1993; Visher & Visher, 1990; Crosbie-Burnett, 1989; Giles-Sims & Crosbie-Burnett, 1989). Fattori particolarmente sensibili risultano essere l’ “integrazione tra membri acquisiti e non” e il “senso di appartenenza alla famiglia attuale”. Nello specifico, risulta che: a) nelle famiglie ricostituite in cui siano nati figli dall’attuale unione, vi è una maggiore integrazione tra membri acquisiti con la ricostituzione e membri già presenti; b) il maggiore grado di integrazione sembra essere presente nelle famiglie ricostituite mediamente da 7-8 anni, dal momento che circa 5 anni sembrano essere richiesti perchè abbiano luogo gli adattamenti necessari, mentre oltre i 10 anni il sistema familiare sembra avere raggiunto un equilibrio tale da “allentare la presa”, quindi l’integrazione. ormai raggiunta, viene mantenuta con maggiore rilassatezza; c) è proprio il nuovo partner che dimostra di avere un maggiore senso di appartenenza alla famiglia attuale, dal momento è proprio lui che di solito “esce” dalla famiglia precedente per entrare nella nuova (abitualmente i suoi figli continuano a vivere con l’ex-moglie, mentre lui vivrà con i figli della sua attuale compagna, e magari con nuovi figli avuti insieme); d) nelle famiglie che hanno una chiara definizione dei confini tra sottosistemi, il senso di appartenenza alla famiglia attuale risulta attenuato, proprio perchè tutti i membri riconoscono l’esistenza e il ruolo dei membri precedenti.
Per quanto attiene al Disegno dello Spazio Simbolico di Vita Familiare, anche la sua analisi testimonia il consolidamento della famiglia ricostituita: – per i ragazzi che hanno dimostrato di avere chiarezza dei confini familiari, ciò vale perchè, pur riconoscendo la diversità tra nucleo ricostituito e nucleo originario, viene comunque affermata l’importanza dei membri acquisiti, soprattutto conviventi;
– i ragazzi, i cui disegni sono caratterizzati da confusione dei confini, riconoscono comunque il nucleo ricostituito, spesso a scapito di quello originario (il genitore non convivente viene omesso);
– viene attribuito un ruolo rilevante alla fratria acquisita (soprattutto se i fratelli acquisiti, cioè i figli del nuovo partner del genitore, convivono nella famiglia ricostituita), indice di integrazione tra membri acquisiti e non; – prevalgono buone relazioni con il nuovo partner della madre (è il nucleo nel quale tutti i ragazzi vivono, tranne in un caso).
Alla somministrazione degli strumenti sono spesso seguiti dei colloqui informali, con la famiglia nel suo complesso o solo con alcuni membri. Da queste interessanti conversazioni è emerso che sono state aspettative realistiche a guidare, nella maggior parte dei casi, la ricostituzione, alla quale si è giunti gradualmente e nel grande rispetto dei figli. Spesso si è parlato del rapporto tra figli e genitori non conviventi, tra figli e nuovi partner e tra ex-coniugi impegnati nello svolgimento della funzione genitoriale; da tutti, sia genitori che nuovi partner, è stata espressa la convinzione dell’importanza che ha per il figlio il mantenimento del contatto con il genitore non affidatario , o il rammarico per la scarsa frequenza con cui avvengono gli incontri (in realtà questo avviene in pochissimi casi). Alcuni si sono detti convinti che la ricostituzione (propria e dell’ex-partner) abbia dato nuova stabilità ai figli e al loro contesto familiare, sottolineandone, dunque, la positività.
In effetti, è possibile rilevare come, nell’ambito familiare, siano i figli i soggetti più sensibili alle transizioni (Hetherington, 1991), anche se, nel nostro caso, una gran parte di loro si è dichiarata contenta della “nuova grande famiglia” e nessuno di loro manifestava comportamenti disturbati.
Per quanto riguarda i nuovi partner, alcuni studiosi sostengono che sono piuttosto loro le “vittime” della ricostituzione, dovendo inserirsi in un nucleo già consolidato (Amato & Keith, 1991 a, 1991 b). I nuovi partner della nostra popolazione non hanno dichiarato di avere incontrato queste difficoltà. In questo sembrano essere stati aiutati dalla gradualità con la quale la ricostituzione ha avuto luogo (ad esempio, prima al cinema con i figli di lei/lui, poi a cena a casa, poi i week-end tutti insieme, poi le vacanze, infine la convivenza vera e propria). Va tuttavia sottolineato che le famiglie da noi incontrate sono ricostituite per lo più da parecchi anni; è dunque prevedibile che, alla lunga, molte delle difficoltà iniziali siano state superate, favorendo l’adattamento di tutti i membri (Hetherington, 1991).
Certamente i risultati da noi ottenuti non possono essere ritenuti né generalizzabili né definitivi. Il nostro, infatti, è uno studio pilota, condotto su un numero relativamente limitato di soggetti, avente l’obiettivo di tracciare le prime linee guida della ricerca sulle famiglie ricostituite. Ricerche successive dovranno quindi estendere le analisi da noi riportate.
Bibliografia:

Amato P.R. & Keith B., Parental divorce and well-being of children: a metaanalysis, in Psychological Bulletin, 110 (1991a).
Amato P.R. & Keith B., Parental divorce and adult well-being: a metaanalysis, in Journal of Marriage and the family, 53 (1991b).
Cigoli V., Il disegno simbolico dello spazio di vita familiare, Quaderni del Centro Famiglia n.9, Vita e Pensiero, Milano 1992.
Crosbie-Burnett M., Application of family stress theory to remarriage, in Family Relations, 38 (1989).
Duberman L., The reconstituted family: a study of remarried couple and their children, Nelson-Hall, Chicago 1975.
Duncan S. & Brown G., Renew: a program for building remarried family strengths, in Families in Society, 73 (1992).
Giles-Sims J. & Crosbie-Burnett M., Stepfamily research, in Family Relations, 38 (1989).
Hetherington E.M., The role of individual differences in children coping with divorce and remarriage, in P. Cowan & E.M. Hetherington (eds.), Family transitions, Hillsdale, N.J.: Erlbaum, 1991.
Pasley K. et al., Problems in remarriage: an exploratory study of intact and terminated remarriages, in Journal of Divorce and Remarriage, 20 (1993),