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Stamattina portando la bimba piccina a scuola, mi interrogavo sulle differenze che costellano il mio stile educativo nei confronti delle mie due figlie.

Che hanno padri e  situazioni famigliari evidentemente assai diverse; così la differenza degli stili educativi sembra giustificarsi ampiamente.

A questa considerazione andavo affancandone questa seconda, che spesso pensando all’educazione dei figli (quando sono più di uno) ci si dice che li si vorrebbe educare allo stesso modo. Insomma esistono riflessioni educative che sembrano suggerire che vi debba essere, da parte dei genitori, una medesima coerenza educativa. 

E laddove si rilevano/rivelano le differenze le si imputa al carattere dei figli, o al loro sesso. Ma insomma ci si aspetta che l’educare sia una faccenda “monolitica” e i figli, invece, stan lì ad imbrogliar le carte.

Così i miei strati famigliari, nelle figliolanza, mi hanno ben dato da pensare. Volendolo, io potrei imputare tutte le differenze rilevate come madre di due figlie anche al solo contesto:

son diversi luoghi, diverse le rete familiari, diverse le regole, diversi i tempi, anche le case sono diverse, persino i giochi scelti sono diversi …

E tale diversità si legittima da sola (si può dire “per forza”) siamo una famiglia ricostituita, diversa di necessità e per forma.

Eppure un dubbio resta, che la famiglia così, non renda invece più manifesta non la dimensione monolitica dell’educazione; ma  che – anzi – enfatizzi proprio la sua dimensione individuale, tra il/i genitore/i e i figli. Insommache renda molto evidente come  l’incontro con ogni figlio sia sempre così unico e speciale da richiedere attrezzi diversi, un modo diverso di approcciarsi, di guardarlo e di produrre educazione per crescere quel figlio, nel suo modo unico di essere bambino e figlio.

Non solo perchè occorre approcciare il figlio in base alla relazione che si ha con suo padre e con l’intento educativo che i genitori si fanno “nel pensiero” e come coppia genitoriale, ma anche perchè ogni figlio chiama a se, dal momento della sua attesa  e poi nascita un incontro unico, collocabile solo in una storia specifica.

Tutto questo contiene l’unicità dell’incontro educativo.

Questo poi nella pratica giornaliera mi sta rendendo leggero imparare un modo diverso di fare da madre alle due, dosando e mescolando un pò. Imparando a usare per due figlie molti registri educativi e osando persino nuove modalità, e riuscendo a legittimarmi nel farlo. Mal che vada potrò sempre dire che erano figlie di padri diversi …..

Ciò che ho imparato essendo madre di una non funziona essendo madre dell’altra, eppure posso anche usare qualcosa che ho imparato educando la seconda figlia, nel educare la figlia più grande.

Probabilmente è una cosa che tutti i genitori di due figli hanno scoperto da molto tempo, eppure nei forum tematici, ricorre questa visione o bisogno di nominare gli atti educativi coem se avessero valore universale.

Noi gente a strati che ri-scopriamo ogni giorno l’acqua calda della genitorialità, a partire dalla nostra diversità  …possiamo invece permetterci di raccontare la nostre scoperte genitoriali …. :-))